Maurizio
Massasso.it

Appunti di viaggio … parte 8

Appunti di viaggio … parte 8

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Premessa

L’ultimo articolo di questa serie, ed anche l’ultimo ad essere pubblicato sul mio blog, terminava con “L’ultimo articolo è già pronto. Prometto che la prossima settimana è online!
… e ci vollero quattro anni!!
Non sto a tediarvi raccontandovi cosa è successo in tutto questo tempo, non è interessante, ma se tutto va bene, riuscirò ad aggiornarlo nuovamente con più regolarità (e ci vuol poco, dopo 4 anni senza novità!)
Antigua! (Con il tono di Jack Sparrow quando dice “Tortuga!”)

La sveglia suona alle 3.30 puntuale.
Anche se abbiamo già tutto impacchettato e pronto per partire, meglio giocare un po’ di anticipo.
La macchina che abbiamo prenotato per il trasferimento al JFK dovrebbe aspettarci davanti all’albergo per le 4.40.
A quest’ora spero che anche NY abbia un po’ meno traffico. Forse abbiamo giocato un pò troppo di anticipo però visto che arriviamo all’aeroporto alle 5, in pratica 2 ore e 40 minuti prima del volo.
Ovviamente è tutto chiuso (strano…a NY?) quindi niente colazione.
Speriamo in almeno un qualcosa da bere sull’aereo.

Dopo l’attesa in aeroporto, l’attesa in aereo dovuta al solito ritardo con tanto di scuse del comandante e 3 ore e mezza di volo, sbarchiamo nell’isola.
Primo impatto: caldo umido! ma non umido … UMIDO!
Si suda a star fermi. Secondo gli strumenti siamo dal 75 all’80% di umidità nell’aria. E non sta piovendo.

Formalità doganali sbrigate abbastanza velocemente e transfer al Cocos Resort.
Al contrario di altri posti, il Cocos è un piccolo Resort in una baia di Saint John chiamata Tranquility Bay. 30 cottages, niente animazione e natura tutto attorno. Un posto per rilassarsi completamente.
E ne abbiamo bisogno vista la settimana di tour appena passata.
Qui ad Antigua pare valere la stessa legge di Zanzibar sperimentata l’anno scorso. In Africa si diceva che tutto veniva fatto, ma “pole pole”, ovvero “piano piano, con calma”. Qui è uguale: si fa tutto, ma senza fretta.
Dev’essere la latitudine che frega un po’.

Infatti la nostra camera viene preparata dopo un’oretta dall’arrivo. Nel frattempo pranzo e un po’ di riposo dopo il viaggio. La camera che ci viene assegnata è carina, con veranda spaziosa, doccia calda esterna, bagno molto grande e immancabili zanzariere a tutte le aperture (non solo finestre!) e sul letto.
Veniamo subito a contatto con i “proprietari” del posto: prima di tutto gli uccelli che vengono a cercare qualcosa da mangiare direttamente dentro camera e si rubano le bustine di zucchero. Silvia li rimpinza di patatine sul davanzale della terrazza e loro non fanno complimenti: ripuliscono tutto meglio che il servizio in camera! Gli altri abitanti del luogo sono i gechi, lucertole troppo cresciute, anche loro in cerca di qualcosa da mangiare, ed un insetto che, ci viene detto, essere molto piccolo ma che appena viene sera, si fa sentire!
L’ho registrato perché il concerto notturno (letteralmente dura dal tramonto all’alba) è un qualcosa a cui ci si deve abituare in fretta! (ovviamente ho poi perso la registrazione, ndr.)

Vorremmo andare subito in spiaggia ma c’è un problema. Piove! Ebbene si, pare che il periodo non sia quello delle piogge, ma visto il clima pazzo un pò dappertutto (e le notizie che ci arrivano da in Italia lo confermano) anche qui si hanno piogge e temporali a caso durante la giornata. In pratica siamo costretti a rimanere al coperto per parte di lunedì e quasi tutto il martedì, a causa di temporali improvvisi.
Per dire, si riesce ad andare in spiaggia e magari per un’ora o due il sole è anche favoloso (e letale! Protezione 30 come minimo se siete già abbronzati, altrimenti 50).
Poi dal lato oceanico dell’isola arrivano i nuvoloni grigi che inizialmente ti avvertono con una leggera pioggerella che dura 5 minuti. Ti lasciano 10 minuti per andartene e poi scaricano il finimondo! Non scherzo, ci sono stato attento e la “procedura” è stata questa per quasi tutti i rovesci.

Il mare in compenso non è mai agitato e l’acqua a temperature da piscina (riscaldata!). Qui siamo sul lato caraibico dell’isola e i ragazzi del villaggio ci confermano che è sempre calmo. Sul lato oceanico invece …

Il terzo giorno il meteo ci grazia un pochino. I rovesci diminuiscono e riusciamo a goderci il mare. Giovedì decidiamo di strafare e prenotiamo una escursione in un paio di isolette qui attorno con pranzo ad aragosta. Per fortuna il meteo è favoloso. Sole pieno per l’intera giornata passata in barca nella parte Nord Ovest di Antigua. Ovviamente io sono tornato scottato e son dovuto anche star zitto perchè “te l’avevo detto di mettere la crema”. E sì che mi ero pure reso conto che il sole qua era aggressivo!
Il pranzo ad aragosta è stato decisamente buono. Come a Zanzibar, sanno cucinarla, anche se questa specie era più grande di quella africana.

Dei fondali (abbiamo fatto snorkeling in un paio di punti) non posso dire la stessa cosa. Non fraintendetemi, sotto ci sono pesci di ogni tipo (un gruppo ha visto anche un barracuda, che io mi sono clamorosamente perso essendo altrove…) e probabilmente il semplice snorkeling non rende giustizia al fondale stesso, ma la barriera corallina, tolti alcuni coralli sferici tipo spugne e stelle marine, non offriva la stessa varietà di abitanti vista, ad esempio, a Zanzibar.
Nonostante questo, ci siamo fatti un bel giro ed abbiamo visto posti disabitati e (parzialmente) non rovinati dal contatto con i turisti. Ho aggiunto “parzialmente” perchè sono convinto che al momento sono in queste condizioni, ma continuando con questo ritmo, cambieranno molto velocemente.
Già ora si vedono i segni del passaggio di qualche turista e dell’inciviltà di molti altri. Se i volumi aumentano, aumenteranno anche quelli e addio Caraibi incontaminati.

Nota a margine da subacqueo: le stelle marine sono molto belle da vedere. Da VEDERE appunto. Fatemi il favore se vi ci trovate di non prendere  in mano questi animali (perché comunque di animali si tratta) e trasportarli in giro o fuori dall’acqua solo per far loro una foto o farli vedere a qualcuno. Ammirateli nel loro ambiente naturale senza disturbarli.
Per coprire distanze anche piccole, impiegano tempo e fatica. Chi arriva e le porta dove loro non vogliono o non possono stare, per problemi magari con la temperatura dell’acqua, fa loro un dispetto mica da ridere!

Al rientro dalla crociera in barca, c’è stata la tipica scena da Italiani all’estero: giocava la Nazionale e quindi tutti a cercare un televisore. Non trovandolo, tutti attaccati ai cellulari e ad internet per avere i risultati. Sapete com’è finita quindi fermiamoci qui.

La settimana Antiguana, pioggia a parte, è trascorsa in tranquillità, senza problemi e con nuovi amici, conosciuti sul posto, con i quali abbiamo passato belle giornate, anche sotto la pioggia.
Resta un pò di amarezza perchè avremmo potuto prendere più sole, ma purtroppo non dipende da noi, quindi va bene così, ci siamo divertiti ugualmente.

Non posso dire molto del resto dell’isola perchè, trasferimenti da e per l’aeroporto a parte, non siamo quasi usciti dal villaggio.
Si nota il fatto che in alcune zone la gente ha molti più soldi di altri (specie nei porti che nascono come funghi sulla costa) mentre in altre zone, più interne e dove magari vive la popolazione originaria del posto, le case sono molto più grezze e quindi probabilmente il tenore di vita è inferiore.
Antigua però è un paradiso fiscale (la prima cosa che si incontra fuori dall’aeroporto è la banca nazionale) quindi probabilmente girano molti più soldi di quanto si riesca a vedere.

Come ogni cosa bella però, prima o poi doveva finire.

Lunedì 1 Luglio, alle 13.15 il 737-800 di American Airways ci aspettava in aeroporto per riportarci a New York, poi un 777 fino a Londra ed infine un Airbus 321 per l’ultimo salto da Londra a Milano. Totale 20 ore circa, salvo ritardi.

Appunti di viaggio…parte 7

Appunti di viaggio…parte 7

Di nuovo NY … e via per i Caraibi!

Ultima tappa del tour. Da Washington a New York passando per Philadelphia.
Dallo Scott Circle a Washington, rotta verso Baltimora, in Maryland, e poi per Wilmington, in Delaware.Welcome to Delaware!
Wilmington road signA Wilmington la guida spiega di una famiglia di origine francese che si era trasferita qui anni fa, fondando una azienda che produceva polvere da sparo per l’esercito ai tempi della guerra di secessione e che si arricchì con questo genere di commercio.
Spiega anche che nel Delaware questa famiglia è molto influente, avendo sviluppato negli anni una multinazionale che produce molti dei materiali più utilizzati al giorno d’oggi quali kevlar, tyvek, nylon e molti altri. Guarda caso ci lavorava mio padre … e posso confermare tutto, compreso il discorso dell’influenza in ogni campo. Addirittura, all’inizio del secolo, hanno costruito anche automobili (e questo la guida non lo sapeva!!!). Fanno praticamente di tutto!
Se non ricordo male, qualche anno fa, il rampollo scemo dei DuPont aveva sparato ad un agente che stava entrando nella sua proprietà a Wilmington. E se ricordo ancora meglio, non venne nemmeno incarcerato. Potenza del denaro mi sa.

Un paio d’ore di pullman e siamo a Philly, prima davanti al museo di arte moderna (senza visitarlo) e poi sulla piazza del vecchio tribunale, dove si trova il museo della Liberty Bell, la campana della libertà.

Museo di arte moderna, PhillyLiberty Bell Plaza

So che la domanda portebbe essere “Che ci siete andati a fare davanti al museo di arte moderna se non avete potuto visitarlo?”

Allora, a parte che portare il sottoscritto a visitare un museo di arte è tempo completamente sprecato, ma la particolarità del luogo è un’altra: la scalinata per arrivarci. È qui che, anni fa, è stata girata la famosa scena di Rocky in cui si allena e corre fino in cima.
Infatti, dappertutto venditori di magliette di Rocky ed addirittura una statua ai piedi della scalinata.
La famosa scalinata del film Rocky

Rocky

Dalla cima si vede la parte vecchia di Philly, con la statua di William Penn, anche questa vista in molti film.

Questo Penn era uno importante. Era un esploratore inglese quacchero a cui venne concesso di colonizzare un’area ad ovest del New Jersey. Dicono che ottenne la concessione grazie all’influenza del padre, ma pare la famiglia avesse prestato soldi alla Corona Britannica la quale, per restituirli, propose di lasciargli quella zona come propria colonia.
Capito perché questo stato si chiama PENNsylvania?

Qui il signor Penn era il padrone assoluto, appena sotto il re d’inghilterra in quanto ad autorità. E pensare che in Pennsylvania alla fine ci è venuto in tutto due volte nella sua vita. Beh, ai tempi non 
c’erano la British Airways ed i suoi 777 vero?

Vista di Philadelphia dal Museo di Arte Moderna

Murales 1

 

 

 

 

 

Altro piccolo trasferimento per Philadelphia, tra murales sulle facciate di palazzi ed ospedali (pare che l’amministrazione comunale stessa li abbia commissionati) e strane “sculture”, ed eccoci al museo in cui si trova la Liberty Bell, la campana della libertà, simbolo tanto caro agli americani.

Murales 2Plane Crash!

 

 

 

 

 

Questa campana, su cui campeggia la scritta “Proclaim LIBERTY throughout all the Land unto all the inhabitants thereof” ovvero “Proclama la libertà per la terra ed ogni suo abitante”, per gli americani simboleggia la rivoluzione americana e le libertà conquistate. Ha suonato in diverse occasioni tra cui la celebrazione di un compleanno di Washington e la lettura pubblica della dichiarazione d’indipendenza, l’8 Luglio 1776. Nel 1846 però iniziò a creparsi e, nonostante i tentativi di ripararla, finì com’è ora, con una evidente crepa. Nonostante ciò il suo “suono” (da campana rotta appunto!) è comunque associato ad eventi che segnano la liberazione o la lotta per la libertà, ed il più famoso recente è stato quando venne suonata per salutare il ritorno dei militari che parteciparono al d-day.

Liberty Bell

Gli americani tengono proprio tanto a questa campana. Uno dei primi 7 astronauti del programma Mercury, Virgil I. “Gus” Grissom, chiamato a dare un nome alla capsula che l’avrebbe portato in orbita, la chiamò Liberty Bell 7. Non so se sia collegato al fatto che la campana si sia rotta negli anni, ma la missione non andò bene e la capsula sprofondò in mare dopo l’ammaraggio a causa di un portello malfunzionante. Gus ne uscì comunque indenne, anche se venne prima incolpato del fallimento e poi scagionato.

Un piccolo appunto, se capitate da queste parti e volete fare spese: in Delaware non ci sono tasse sul vestiario. Negli altri stati visitati, al prezzo di cartellino andavano aggiunte le tasse, ovviamente diverse per ogni stato. A Philadelphia invece, acquistando una felpa ed una maglietta, mi sono ritrovato il prezzo di scontrino, senza tasse. Ho chiesto ed il negoziante mi ha informato della cosa. Quindi, se volete una felpa, passate dal Delaware!

Dopo pranzo, ripartenza per NY.
Stavolta siamo proprio alla fine. Rientro a NY passando per il Lincoln Tunnel (domenica sera, traffico spaventoso in rientro) e ritorno allo Yotel a prepararsi per la partenza della mattina dopo per Antigua.

Prima però ho avuto ancora una cosa da fare. Prendere un taxi al volo, farmi portare sulla quinta strada vicino a Central Park e cercare l’Apple Store più famoso al mondo.
No beh, non è andata proprio così. In effetti ho di nuovo provato (duro a capire eh?) ad arrivarci a piedi. Tentativo nuovamente fallito.

Bryant ParkAbbiamo però, nel tragitto, “scoperto” un parco, Bryant Park, che avevo visto solo passando. Credo meriti una visita se siete in zona. E’ sufficientemente grande da “isolarvi” dal resto del casino newyorchese, le sedie ed i tavolini sono “free” ed è coperto da rete wireless. Che altro si può volere? Ah si, qualcosa da bere, ma come ho già detto, in USA è impossibile restare senza cibo quindi basta guardarsi attorno e qualcosa si trova!

 

 

L’Apple store è … impressionante.
Aperto 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, il cubo di vetro e la scala per scendere in negozio sono già abbastanza scenografici ma l’interno è incredibile.
Un grande open space, non so dire quanto possa essere grande, perennemente pieno di gente, con qualsiasi device prodotta da Apple, liberamente utilizzabile per essere provata. Tanto “incasinato” che Silvia ha preferito aspettarmi fuori … quasi non si riusciva a muoversi là dentro. Ed era una domenica sera verso le 19!

Ok, confesso, ho ceduto. Ho visto l’iPad Retina e ho “dovuto” portarne a casa uno. Cercherò di scrivere un post al riguardo il prima possibile. Per ora mi limito a dirvi che il livello tecnologico del negozio è molto alto e allo stesso livello sono i ragazzi che ci lavorano. Sapendo che era il mio primo device Apple, me l’hanno fatto scartare in negozio, accendere, mi hanno aiutato nella prima configurazione e spiegato a grandi linee come utilizzarlo. Davvero professionali.
Nota a margine … pagamento tramite carta di credito, il pos era montato dietro un iPhone che aveva il commesso, scontrino inviato via email. E addio carta. Decisamente impensabile in Italia.

Ancora una foto a Central Park, per poter dire di esserci stati, e la giornata poteva davvero dirsi conclusa.Central Park South East Corner
Tornati allo yotel abbiamo sistemato le valigie e puntato le sveglie per la levataccia delle 3.30AM del mattino successivo.
Ci aspettava un fiammante Boeing 737-800 di American diretto ad Antigua!

Appunti di viaggio…parte 6

Appunti di viaggio…parte 6

D.C.! The Nation's Capital. 

Giornata full time a Washington. 

Per una volta la partenza non è stata traumatica.
Alle nove arriva la guida per portarci in giro. Si, perché per poter fare la guida in DC bisogna essere autorizzati e James non lo è.
Conosciamo quindi la nostra guida, una simpatica signora, non proprio giovane ma molto attiva, che ci porterà nei vari punti previsti dal nostro tour.

Prima tappa: Arlington Cemetery. Visto innumerevoli volte in innumerevoli film, ma dal vero è un'altra cosa.
Una distesa sconfinata di lapidi bianche, nomi di soldati e loro familiari deceduti nelle varie guerre. Si, familiari perché se un militare ottiene il diritto di essere seppellito ad Arlington (e ci sono condizioni ben precise per ottenerlo), lo ottengono anche la moglie ed i figli. Qualcuno quindi ha la propria famiglia attorno.
In giro si trovano anche varie targhe commemorative per ricordare chi è sepolto in quella zona
Visita di rito alla tomba della famiglia Kennedy, John, Jacqueline e tutto il clan. I presidenti e relative famiglie hanno il diritto di stare qui. Attenzione, diritto, non dovere. Infatti molti sono altrove.
Ma i Kennedy sono tutti qui. Tranne John John, morto nel famoso incidente aereo a Martha's Wineyard e le cui ceneri sono state disperse in mare.
Mentre rientravamo al pullman mi viene in mente una cosa che devo immediatamente fare.
Chiedo alla guida dove sono i terminali per trovare l'ubicazione di una tomba e 10 minuti di tempo. Sono tutti impegnati con la coda in bagno quindi posso farcela.
Per trovare qualcuno ci sono terminali touch in cui scrivere alcuni dati di chi si sta cercando ed il sistema, se lo trova, fornisce il luogo di sepoltura. Si trovano al visitors center. Digito il nome che cerco e lo trovo.
Il Maggiore Troy "Trojan" Lee Gilbert, USAF, deceduto in Iraq il 27 Novembre 2006. La storia è semplice. Siamo andati in visita base ad Aviano, molti anni fa ed avevamo avuto a che fare con un giovane Capitano, Troy appunto. Ci aveva colpito il suo callsign, Trojan. Era stata una bella visita tra noi appassionati e lui che ci aveva anche messo alla prova chiedendoci la sequenza di avviamento del Viper (ovviamente centrata! tiriamocela!)
Speravamo di rivederlo prima o poi. Purtroppo l'Iraq non ce lo ha permesso.
Durante una missione di supporto aereo ravvicinato (CAS, Close Air Support), per difendere una squadra di Marines da un attacco, il suo F-16 ha impattato il terreno a causa, pare, di una richiamata troppo in ritardo. Probabile che abbia voluto verificare con precisione a chi stava sparando e abbia effettivamente rialzato il muso troppo tardi per evitare l'impatto. Non sono riuscito ad andarlo a salutare, troppo poco tempo e troppa strada da fare, cosa di cui sono molto dispiaciuto. Ma l'ho aggiunto alla lista di motivi per cui tornare.

Terminato Arlington, di nuovo in Bus per il monumento a Lincoln.
Devo ammetterlo, sarà per lo spazio che hanno a disposizione, ma quando si tratta di fare le cose in grande, 'sti americani ci sanno fare.
Il Mall, la passeggiata, ovvero la linea di giardini e laghi che unisce il Lincoln Memorial, il Washington Memorial ed il Campidoglio, è lunga 2 miglia, circa 3,2 km. In centro i laghi "ad uso esclusivo delle papere" ci dice la guida.
E non potrebbe essere diversamente, visto il colore dell'acqua. Ricordate Forrest Gump che ci correva in mezzo durante il discorso? Beh, non so allora, ma oggi io non entrerei in acqua! Rischio malattie letali secondo me! Ai lati giardini, vialetti inghiaiati e, nascosti nella vegetazione, ancora altri monumenti.
In ogni caso, dal Lincoln memorial si può godere di una vista sul Mall che tutti abbiamo visto in tv o in foto almeno una volta.
Il Lincoln Memorial è imponente. La statua del Presidente, per quanto non esageratamente grande, è sistemata dentro l'edificio in marmo bianco alto qualche decina di metri (ma sempre meno del Campidoglio, ricordate?) e l'impressione è decisamente di imponenza.
La guida ci fa notare la mano sinistra chiusa a pugno a significare la fermezza nell'abolire la schiavitù e la mano destra rilassata ed aperta a significare la benevolenza verso il popolo americano.
Lincoln, ci viene detto, è uno dei presidenti più amati dalla popolazione, per le sue idee e per quello che ottenne. Venne assassinato al Ford Theatre, il giorno 14 Aprile 1865 da John Wilkes Booth, un anti-abolizionista, con un colpo di pistola alla nuca. Credo che qualcuno dei servizi segreti, addetti alla sicurezza del presidente, ancora abbia gli incubi di notte pensando ad una cosa simile!
Io, al solito, devo fare qualche giro per conto mio e vado sul retro del monumento a fotografare verso Arlington e la casa sulla collina, la Arlington House, in cui abitarono il Generale Robert E. Lee e George Washington.
Per un pò me ne son stato tranquillo, all'ombra e lontano dal casino di turisti della parte frontale del monumento. Dietro ci vanno in pochi … 

Appena fuori dal Lincoln, a sinistra guardando verso il Campidoglio, troviamo il monumento ai caduti del Vietnam, il Vietnam Veterans Memorial. Un lungo muro in marmo nero con incisi i 58.600 nomi dei caduti o dispersi e la statua con tre soldati in uniforme da combattimento. Ogni nome ha a fianco un simbolo che indica se sono caduti o dispersi. Molti, ci fa notare la guida, si vede che sono stati modificati, da dispersi a caduti.
Su questo monumento ci fu una diatriba al momento della costruzione. L'associazione dei veterani lo richiese al Congresso ed i fondi vennero negati.

Dicono perché il governo volesse dimenticare l'errore commesso in Vietnam. Bah. Politici. Tutti uguali.
Per la serie "le foto più strambe", ho fotografato il primo e l'ultimo nome del monumento, pensando erroneamente che fossero il primo e l'ultimo caduto. Invece ho scoperto una cosa tristemente curiosa … sono deceduti lo stesso giorno e nello stesso luogo. 

Dal Vietnam Veterans ci siamo diretti verso la Casa Bianca. Lato Nord, ovvero quello dei manifestanti.
Nel parco di fronte infatti, ci viene detto esserci sempre qualcuno che protesta per qualcosa, sperando di finire in tv per qualche minuto visto il luogo. Veniamo anche avvertiti di non dare troppa confidenza ai manifestanti, in quanto per alcuni di essi vale il detto americano "The light is on but there's nobody at home" (la luce è accesa ma non c'è nessuno in casa … ovvero non sono proprio del tutto a posto).
Arriviamo di nuovo davanti al cancello, sempre con un cane da guardia dell'USSS a pochi passi. Si, perchè la sicurezza del Presidente e della First Family è affidata in toto ai servizi segreti. E loro prendono le cose sul serio.
Personalmente non sono molto d'accordo sulle macchine con le scritte "United States Secret Service" così in bella vista come a dire "Ehi! sono qui, sparate prima a me!". Preferirei qualcosa di più discreto, ma poi pensandoci immagino che quello che sta in vista sia il solito specchietto per le allodole e che la vera sicurezza sia nascosta alla vista dei turisti. O almeno lo spero.
E spero che tra tutti i "turisti" che fanno foto, alcuni in realtà siano dei loro.

E, dopo la Casa Bianca, il Campidoglio. Altro giro in bus e siamo sulle rampe pedonali che attraversano il prato/parco antistante.
Anche qui, architettura imponente, anche se alcuni monumenti in Italia non hanno nulla da invidiarle, anzi! Quello che colpisce forse è il fatto che è tutto completamente bianco, sembra quasi un diorama appena fatto.
Nessun segno scuro, nessuna crepa, ruggine di ferri di armatura, niente. Tutto bianco. Sembra di essere davanti ad un modellino.
Unici punti scuri: i poliziotti sui tetti e le palme sulle balconate.

Ultima tappa che chiude il nostro tour guidato, il pranzo.
Sorpresa! Il Tour si conclude davanti allo Smithsonian Air and Space Museum.
Beh, dentro c'è un McDonald, mi è improvvisamente venuta fame di McBacon … potremmo andare a pranzo, fare un giro al museo e poi orientarci no? Complice Marco, il marito di Francesca, conosciuti durante il tour insieme ai loro due ragazzi Cesare ed Alice, riesco a spuntarla.

Ecco, diciamo che sono stato vicino allo svenimento.

Bell X-1 e North American X-15 appesi al soffitto, insieme al Ford Tri-Motor di American Airways, allo Spirit of Saint Louis di Lindbergh, la capsula Mercury Freedom 7 di Glenn e la Gemini 4 di McDivitt e Ed White, lo Skylab (visitabile) ed un modello scala 1:1 di Hubble, UAV PredatorX-45 e Pioneer, un Tomahawk e la sezione prodiera di un 747, la ricostruzione del ponte di una portaerei con parcheggiati un Wildcat ed un A-4 Skyhawk.
Insomma, c'è tutto quello che un malato di aviazione e spazio come il sottoscritto può volere.
Una collezione completa di razzi, dalle V1 ai Minuteman III nucleari, i motori con tanto di ugelli di scarico, originali, di un razzo Saturn V (quello delle missioni Apollo)
 ed il LEM insieme ai pannelli strumenti del modulo di comando. Presenti anche cose ancora più da fanatici, come il gilet usato dal mitico direttore Eugene "Gene" Krantz durante la missione Apollo 13.  Per chi non sa di cosa parlo, si guardi il film con Tom Hanks. È sufficientemente realistico.
Diciamo che il panino è stato il migliore che abbia mai mangiato al McD. E nemmeno mi ricordo quale ho preso! Se siete appassionati di aviazione e spazio e passate da queste parti, non potete mancare questo appuntamento. Per nessun motivo.

Trascinatomi via a forza dal museo aerospaziale, altra tappa dall'altra parte del Mall per il museo di storia naturale, sempre della fondazione Smithsonian e sempre gratuito.
Anche questo molto interessante, con molti reperti originali ed autentici, oltrechè spiegazioni ben fatte e dettagliate.
Vi si trova quasi ogni genere di animale, fossile od imbalsamato, da cose che assomigliano a topi ad un T-Rex. Inoltre in alcune parti sono ricreate le ambientazioni in cui vivevano gli animali e devo ammettere essere fatte molto bene. 
Tra tutti, devo ammettere la mia banalità, ha attirato la mia attenzione questo qui. Chi l'ha riconosciuto alzi la mano! Secondo me è il mitico Scrat de "L'era glaciale" … con tanto di ghianda in mano! 

Terminato il museo, ci siamo trovati davanti ad una decisione: tornare in hotel a darsi una sistemata, con il rischio di cedere alla stanchezza e non uscire più oppure prendere un taxi per Georgetown ed andare a vedere questo quartiere di "movida", come ci era stato descritto.
Avendo ottenuto la mia visita al museo, ho rimesso tutto in mano al resto del gruppo. E Georgetown sia.
Dieci minuti di taxi e ci troviamo in questo quartiere di case ad uno o due piani al massimo, molto elegante ed in stile "vintage".
Siamo nei pressi della famosa università, come si può facilmente capire.
La parte alta, all'incrocio tra la M e la Wisconsin è una via cittadina come potrebbero esserlo molte altre, molto bella con edifici a due-tre piani e, di primo acchito, meno caotica ancora della già relativamente tranquilla Washington. 
Abbiamo anche scovato un giardinetto pubblico molto molto carino, l'Old Stone House Park, per riposarci 10 minuti. Scendendo verso il fiume ed arrivando ai docks però, le cose cambiano e si passa in una zona più attiva, con locali per aperitivi, cene o feste.
Al porto sul fiume si trovano Yacht ormeggiati su cui i proprietari tengono altre feste (private, ovviamente) e molto movimento. Da qui partono mini crociere sul Potomac che permettono, con una spesa di una 30ina di dollari, di fare un giro a vedere Washington dal fiume. Non l'abbiamo fatta ma mi dicono essere bella. Tra l'altro è possibile fare solo il tratto di andata e poi ritrovarsi dalle parti del Mall, ovviamente per metà prezzo.
La cena in zona l'abbiamo scartata … troppo casino. Ci siamo cercati un altro taxi e siamo tornati in albergo.

A questo punto la rinfrescata ci serviva assolutamente. Un'oretta di tempo e via di nuovo per cena, nei dintorni dello Scott Circle.
Abbiamo scovato un ristorante "Italiano" chiamato DuPont, sulla strada per DuPont Circle (fantasia eh!) ed in effetti la cena non è stata niente male.
Non è che abbiamo voluto andare in un ristorante italiano per qualche motivo particolare. Semplicemente un ristorante "americano" o è un fast food oppure una steak house. Non è che abbiano questa grande tradizione…

Dopo cena una breve passeggiata lungo la strada del ritorno in albergo per preparare le valigie ed andarsi a riposare.
Il giorno dopo avremmo coperto l'ultima tappa del tour, da DC a NY passando per Philadelphia. Poi una settimana di mare ad Antigua!

Vacanze al mare … o sotto il mare?

Vacanze al mare … o sotto il mare?

Agosto. Ferie. Mare.
Queste tre parole per Silvia sono praticamente indivisibili. Nel senso che nel periodo di ferie che solitamente abbiamo in Agosto è impossibile non muoversi verso il mare.
Non posso dire di non essere d'accordo; per staccare un pò la cosa migliore è levarsi da casa e cercare di rilassarsi altrove, magari dopo un periodo (od un anno intero) un pò pesante.
Per il sottoscritto però, c'è un piccolo problema: dopo 10 minuti sotto l'ombrellone cerco già qualcos'altro da fare. Non ho proprio la pazienza di stare tranquillo a godermi il sole. 
Purtroppo ci sono alcuni problemi logistici che mi impediscono di portarmi dietro i miei hobby sul bagnasciuga. Le slot (i modellini, non le slot machines mangiasoldi!) sono un pò schizzinose in termini di sabbia dentro ed il computer ancora di più (anche se qualcuno lo porta in spiaggia, con risultati altamente distruttivi…).

E quindi? Bisogna trovarsi qualcos'altro da fare per riempire i tempi morti. E quale miglior modo se non andare a fare immersioni per avanzare con il brevetto sub?

Decisione presa in 3 secondi netti, quest'anno sono andato al Marina Diving del porto di Loano e, dopo aver pianificato il tutto con Fabrizio, l'istruttore, abbiamo iniziato la serie di lezioni teoriche ed immersioni che mi hanno portato dal mio brevetto Open Water ad un Advanced Open Water.
La differenza tra i due sta nelle profondità che si raggiungono durante il corso. Nell'Open non si scende oltre i 18 metri mentre nell'Advanced si va oltre, dai 18 ai 30 metri. Il limite massimo per le immersioni cosiddette ricreative è di -40m.
Il mio brevetto è rilasciato dalla PADI, un'organizzazione internazionale, forse la più grande, che addestra e certifica i subacquei. 
Esistono numerose altre strutture addestrative, su cui in rete impazzano furiose discussioni su quale sia la migliore. 
Non sto a fare commenti, discussioni od altro (anche perchè non ho l'esperienza necessaria in merito), mi limito a dire che con questa didattica mi son trovato bene perchè il corso non è nè troppo tecnica nè troppo superficiale.
Per quanto ho visto finora e per effettuare immersioni per divertimento, va benissimo. 

Il corso Advanced è strutturato in 5 lezioni teoriche e relative 5 immersioni, due con obiettivi obbligatori e tre a scelta tra circa 15 diverse.
Le due immersioni obbligatorie sono la Deep, ovvero l'immersione in cui si arriva intorno ai 30 metri ed in cui si inizia a capire quali sono le condizioni a quelle profondità, e la navigazione, dove tramite l'utilizzo della bussola si impara a navigare lungo un percorso (rettilineo e quadrato) per migliorare l'efficienza dell'immersione stessa.
Le altre tre immersioni, oltre che la continuazione del corso, sono introduzioni ad alcuni corsi di specialità che si possono poi intraprendere in futuro. Le mie scelte sono state l'immersione su relitto, la notturna e la massima esecuzione dell'assetto, ovvero un perfezionamento delle tecniche utilizzate per muoversi agevolmente in acqua.

Abbiamo iniziato con la Deep e, tanto per non cambiare anche all'isola Gallinara ed a -30 sono riuscito a farmi riconoscere.
U
no degli esercizi da effettuare nella Deep è una serie di calcoli matematici. L'obiettivo è far capire come cambia la capacità di pensare quando ci si trova in profondità e l'azoto inizia a farsi sentire. Tali calcoli vengono eseguiti a terra e poi ripetuti sul fondo.
Ora, il mio problema è che senza calcolatrice, alcuni non sarei riuscito a farli nemmeno in superficie! Figurarsi là sotto!
131 diviso 5 … ma chi lo sa? Al volo ed a mano? Roba da ridere … contavo con le dita … ma lo faccio anche all'asciutto quindi l'azoto non c'entra niente!
Comunque, dopo un pò di macchinazioni ci sono arrivato ed il tempo impiegato è stato paragonabile a quello di superficie. L'azoto quindi per ora non è un problema. Le mie capacità matematiche sì, ma è un'altra storia!

Nella Navigazione, alla Secca delle Stelle davanti al porto di Finale Ligure, le cose sono state un pò più semplici, avendo già un minimo di esperienza con la bussola, si è trattato solo di imparare ad utilizzarla nuotando. Nulla di estremamente complicato, se si esclude il mantenere la profondità e calcolare la distanza, ma solitamente questi compiti vengono demandati al compagno di immersione.
Abbiamo fatto un'andata e ritorno seguendo la rotta e poi un quadrato, sempre utilizzando la bussola. Considerando che in entrambi i casi son tornato più o meno da dove ero partito, direi che è andata bene! Ovviamente servirà fare un pò di esperienza ma la base è questa e dovrebbe esserci.

Fatte queste due, siamo passati a quelle a scelta libera. Visto che da quando ho iniziato ad immergermi volevo fare il corso relitti (Wreck Diver), ho optato per questa immersione come successiva.
Al largo di Loano ci sono numerosi relitti, alcuni interdetti come le tre navi romane (la gente si rubava le anfore e la sovrintendenza le ha chiuse!), altri su fondali non raggiungibili col mio brevetto ed un paio accessibili come il relitto della San Guglielmo.
La San Guglielmo era una nave passeggeri di lusso, varata nel 1911 a Glasgow e trasformata in nave da trasporto truppe e materiali nella prima guerra mondiale. Ne parla più approfonditamente il sito della famosa "Casetta" di Loano, ovvero la "Società Lavoratori del Mare" che mantiene la documentazione storica al riguardo ed ha una pagina dedicata proprio alla San Guglielmo ed al suo affondamento, avvenuto l'8 Gennaio 1917 ad opera di un sommergibile tedesco.
Attualmente si trova su un fondale fangoso a -28 metri ed è area di ripopolamento ittico, infatti solo il Marina Diving può effettuare immersioni in zona. Essendo la mia prima immersione su relitto è stata emozionante. E' spezzato in tre tronconi e noi abbiamo fatto la parte di prua. Si possono ancora vedere le ordinate dello scafo, scalette, una scialuppa e numerose altre parti. Purtroppo il relitto venne cannibalizzato da navi da recupero, tra cui la famosa Artiglio, e gran parte dello scafo è stato smembrato.
Per fortuna (ed eccezionalmente, a detta di Fabrizio) la visibilità era ottima quindi abbiamo potuto goderci la discesa ed il giretto su questo pezzo di storia. Dicono che molte volte il fango del fondale sia mosso e quindi la visibilità tanto bassa da non riuscire a vedere il proprio computer da polso! Per questa volta ci è andata bene!
Durante questa immersione ho potuto verificare la differenza di durata che si può ottenere utilizzando una bombola con aria arricchita (EAN, aria con percentuale di ossigeno maggiore del 21%) e l'utilità che ha in immersioni simili, in cui serve magari stare giù più tempo per esplorare il relitto.
Probabile che in futuro tenterò la specializzazione Enriched Air.

Si è poi prospettata un'opportunità che ho preso al volo: l'immersione notturna. Essendo già andato alla Secca delle Stelle, avevo una mezza idea di come fosse il posto, quindi la notturna era fattibile. Una delle regole infatti, è il non immergersi di notte in zone che non si conoscono, a causa dei pericoli che magari non sono noti.
In effetti è un tuffo strano. 

Di notte le possibilità di perdere l'orientamento sono molto maggiori. Un guasto alla torcia o una disattenzione possono farti perdere la rotta e, non vedendo nulla, diventa difficile orientarsi. La contropartita è un ambiente totalmente diverso dal diurno, con pesci che di giorno se ne stanno rintanati e di notte escono a caccia, come la murena beccata a girare per la secca fuori dal suo buco. 
Personalmente non ho avuto difficoltà particolari, a parte una clamorosa perdita di assetto quando Fabrizio ha richiamato l'attenzione su una grossa cernia nascosta tra le rocce ed un paio di altri sub mi hanno quasi investito per avvicinarsi a vederla. Il problema è che di notte non si vede altro che cosa illumina il fascio della propria torcia (o di qualche compagno nelle vicinanze). Se punti 
la luce in una direzione e nuoti in un'altra … beh … prima o poi cozzi dentro qualcosa! Me, per esempio! Poco male, con un pò di calma ho ripreso l'assetto, segnalato che era tutto a posto ed abbiamo continuato.
Essendo poi in venti sub in un punto relativamente piccolo, era molto facile, anche senza torcia, avere dei riferimenti. Infatti ne è uscita una frase "Siete in venti su una secca, avrete 40 torce tra tutti, è praticamente impossibile perdersi!". Anche la notturna quindi è stata decisamente piacevole ed emozionante, spero di riuscire a farne altre.

Ultima discesa, alla Gallinara nuovamente, per la prova chiamata massima esecuzione dell'assetto. In pratica, mi ero accorto durante le altre immersioni, un pò per inesperienza ed un pò perchè non scendevo in acqua da un annetto, che il mio assetto non era proprio efficiente al cento per cento. Alcune risalite improvvise per aver troppo gonfiato il GAV, altre volte in cui il fondo si avvicinava veloce, insomma, c'era qualcosa da limare. Allora ho scelto questa immersione per poter far qualche prova ed ulteriore esperienza.

In questa discesa sono previsti alcuni esercizi, quali il passare vicino al fondale o ad ostacoli senza però toccare nulla, l'hovering ed altre cose. Sulle prime in effetti ci sono stati piccoli problemi, poi sistemati e tutto ha funzionato. Ora ho la certezza che si tratta solo di esperienza. E di avere un'attrezzatura personale e non a noleggio, cosa che influisce moltissimo su come si sta sott'acqua.

A questo punto ho finito il corso e posso dire di essere brevettato Advanced Open Water, ovvero abilitato ad immersioni tra i 18 ed i 30 metri con aria.
Chiaramente, nella mia idea di subacquea, il corso "abilita" poi l'esperienza "insegna"! Il semplice fatto di aver ottenuto l'abilitazione, in questo caso, non vuol automaticamente dire che sei capace di far tutto. E' ovvio che qualcosa da imparare ci sarà sempre e l'esperienza è forse la cosa più importante in questo sport, al pari dell'usare la testa quando si stà là sotto.
Unico rammarico, non avere foto. Al momento non dispongo di fotocamera subacquea quindi non posso condividere quello che vedo. Ma prima o poi rimedierò!

A presto!
Maurizio

P.S.: non l'ho fatto prima, ma sono ancora in tempo. Grazie Fabrizio, Corrado, Gabriele, Ilaria e tutti i ragazzi del Marina Diving di Loano. Spero di tornare presto a trovarvi! E grazie a Silvia che, come al solito, mi asseconda nelle mie pazzie!

P.P.S.: la prossima settimana riprendo con il diario di viaggio … ho perso tempo causa connessioni ballerine e computer rotti, ma sto cercando di riportarmi in pari!

Appunti di viaggio…parte 5

Appunti di viaggio…parte 5

The Nation's Capital!

6.45.
La sveglia suona ed Io immediatamente penso "ma cosa cambia da quando vado in ufficio?".
Giusto il tempo di capire che non sono a casa e mi ricordo benissimo cosa cambia. Oggi si torna negli States, e non in un posto qualsiasi. Nella capitale, Washington D.C., o solo DC per gli amici.
Sbrigate le pratiche della frontiera tatticamente sveltite da James con l'arrivo sul cambio turno, un'ultima occhiata alle cascate dal ponte ed eccoci in USA ed in strada.
Pochi km e nuova fermata al solito autogrill con colazione a base di Hot Dog. Stavolta però sappiamo già come comportarci quindi niente cazziatone, tranne che dalle mogli per le "schifezze che continuate a mangiare".
Immancabile e quasi scontata la foto con i camion nel parcheggio…son davvero grandi questi affari! 
Altre ore di strada nell'outback americano, devo dire molto verde ed con ampie zone senza urbanizzazione. Non potrebbe essere molto diverso visto che hanno moltissimo spazio a disposizione e vivono per la maggior parte in grandi agglomerati urbani.
Non saprei dire se sia meglio vivere in una grande metropoli come, ad esempio, NY oppure in una cittadina di provincia, meno urbanizzata ma sicuramente più vivibile.

Lungo la strada, arrivati in Pennsilvanya, "l'immancabile" sosta presso gli Amish. Si tratta di una comunitá di origine svizzero-tedesca che dal settecento si è insediata nella zona. Rifiutano tutte le modernitá, a partire dalla corrente elettrica fino alle automobili a motore. Si trova quindi gente in giro col calesse ed il cavallo (e le strade hanno una corsia apposita per loro) e negozi che vendono prodotti locali, dalle verdure "autocoltivate" ai souvenir.
Ora, a parte che mi dicono queste persone "rifiutino le modernitá", ovvero non utilizzino corrente elettrica od auto a motore a scoppio ma se si tratta di andare in un super ospedale all'avanguardia per farsi salvare la pelle quando stanno male non rifiutano, ho poi un dubbio riguardo le verdure. Io conosco i pomodori autocoltivati, avendo per fortuna una nonna 85enne che riesce a mantenere un orto capace di sfamare un esercito.
Da questo orto però non escono pomodori tutti esattamente grandi uguali e dello stesso colore. Ci sono minime differenze, dimensioni, colore, forma. Come tra individui diversi ci sono differenze, capita anche negli ortaggi coltivati e raccolti "a mano" e non selezionati da una macchina. Ecco, qui mi sono trovato di fronte a cassette di pomodori perfettamente uguali tra loro.
Così come le fragole e le ciliegie. Qualcosa non quadra. E delle magliette stampate palesemente a trasferimento termico non voglio parlare.
Unica cosa credibile, le patate. In effetti quelle sembravano "autentiche".
Ma su pomodori, zucchine ed alcune altre verdure, beh…qualche dubbio rimane.
Magari, come tante volte, sto prendendo un abbaglio e se è cosi vi prego di correggermi, però secondo me qualcosa non è raccontato proprio esattamente così com'è nella realtà.
O magari dipende dalla mia naturale avversione verso gli svizzeri? Boh…

Altre due ore di trasferimento ed eccoci.
DC. The Nation's Capital. La Capitale.
Ci entriamo passando per la George Washington Parkway, la strada che costeggia Georgetown ed entriamo in città dalle parti del Watergate. Subito salta all'occhio la differenza con le super metropoli viste finora. Washington è più … bassa!
Non ci sono palazzoni da 1000 piani come a NY o Toronto ma solo edifici più bassi, dieci o quindici piani al massimo.
Questo perchè, ci spiega James, esiste una specie di legge, non so se scritta o meno, che prevede ogni palazzo di DC non possa essere più alto del Campidoglio. Per questo la cittá risulta nel complesso più bassa e sviluppata in orizzontale.
La prima tappa, manco a dirlo, è il nostro hotel. Si trova in Scott Circle, a pochi passi dalla Casa Bianca. A Washington ogni rotonda ha il nome di un qualche generale. Per un paio di notti saremo vicini di casa di Obama essendo la Casa Bianca ad un paio di centinaia di metri giù per la strada.

Rinfrescata e un pò di riposo e poi pronti a ripartire per il tour in notturna di DC ed i suoi monumenti.
In Washington è praticamente impossibile andare in giro senza "sbattere" contro un monumento oppure un palazzo famoso.
Quasi tutti sono illuminati in maniera strategica, per esaltarne i particolari, di notte e tutta la città ha un'illuminazione pubblica volutamente più bassa per valorizzare ancora di più i monumenti e le loro di illuminazioni, più forti e visibili.
Il prato sud della Casa Bianca, con tanto di cecchini sul tetto ed auto dell'USSS, il servizio segreto che ci seguiva, il World War II memorial con indicati i campi di battaglia, il Campidoglio, il Momumento a Washington ancora con le impalcature per ripristinarlo dopo il terremoto di due anni fa ed il monumento a Martin Luther King Jr

Beh, monostante la stanchezza incredibile, ce li siamo ancora goduti tutti, così come l'intero giro per la città, ma alle 11.30pm eravamo completamente cotti e pronti a rientrare in albergo per dormire.

Il giorno dopo avremmo avuto la visita dei monumenti di giorno ed il pomeriggio libero. Già avevo puntato lo Smithsonian Air and Space museum, dopo essermi giocato l'Intrepid da stupido a NY questo non volevo perdermelo.