Maurizio
Massasso.it

Appunti di viaggio…parte 3

Attraverso gli States verso il Canada

Ore 7.45 … uscita dall’albergo e taxi fino alla 47a e Park Ave.  in zona pick up per la partenza del tour.

Ed il primo siparietto lo confezioniamo già alle 8.15: arriviamo sulla Lexington, mi volto ed esclamo “Cavolo che bella vista sul Chrysler Building, devo fare una foto”. Silvia, con naturalezza eh, si volta anche lei e chiede “Qual è? Non lo vedo…” Quello più alto di tutti, cara!
Vabè, scherzi a parte, ho vagato per qualche decina di minuti attorno alla zona, scoprendo di essere a fianco del Waldorf Astoria (Foto 1 | Foto 2), attualmente in ristrutturazione, ed a due passi dal grattacielo MetLife, famoso, quando era ancora il grattacielo PanAm, per l’incidente aereo che portò a vietare l’atterraggio di elicotteri sui tetti di NY.
In pratica ai tempi la PanAm offriva un servizio shuttle per i clienti di prima classe, in elicottero, dalla sede al JFK o al contrario. Uno degli elicotteri ebbe un problema al rotore mentre stava scaricando passeggeri e andò letteralmente in pezzi, sparandoli tutto intorno, fino a terra. Morti e feriti e quindi divieto per gli elicotteri civili di atterrare sui tetti dei grattacieli di NY.

Alle 8.30 puntuali si presenta il pulman che ci accompagnerà per tutto il resto della settimana, attraverso 2000km di strada e la parte nord-est degli States.
L’autista e la guida, Douglas e James, sono due americanacci, il primo del Jersey ed il secondo Newyorchese trapiantato a Miami, molto professionali, simpatici e disponibili. Il pullman mi lascia stupito: presa di corrente per ricaricare i telefoni e, sorpresona, wi-fi a bordo! Si, ci si connette ad internet tramite la connessione 3G del mezzo! Belli ‘sti pullman americani! Proprio come i nostri…

Partiamo, il Canada è a nord quindi noi andiamo verso…sud! Si, solo perchè per uscire da NY prendiamo il tunnel Holland verso il New Jersey.
Attraversando la parte ovest di Manhattan passiamo per Chelsea e Greenwich Village, o “The Village” per i newyorchesi, quartieri con palazzi relativamente bassi e, pare, meno caotici del resto della città. Ma potrebbe essere un’impressione dato che li abbiam visti dal pulmann.
E poi via nell’Holland Tunnel, diventato famoso nel 1996 per il film Daylight con Stallone.

Il primo impatto con il Jersey è alquanto traumatico. La zona che si incontra fuori dal tunnel Holland e vicina all’autostrada mi sembra una mezza palude industriale. Probabilmente il vero Jersey, quello di Springsteen, è tutto un altro affare, però quello che abbiamo visto noi passando è un po’ bruttino.
In lontananza si vedono palazzoni tipo Manhattan, ed infatti ci spiegano che molte aziende che avevano sede a NY, dopo l’11 Settembre, si sono trasferite in NJ a causa dei costi e della disponibilità di strutture, rispettivamente minori e maggiori, di quest’area. Il risultato è che adesso Manhattan ha seri problemi ad affittare locali e la parte di Jersey che comprende la riva dell’Hudson fa affari d’oro.
Nota a margine, James ci informa che tutta l’infrastruttura di ponti della zona è vecchia di 40 anni e ci sono problemi di stabilitá delle strutture, che vengono risolti volta per volta. Comodo no? Quando un pulmann finirà nell’Hudson perchè il ponte di 40 anni ha ceduto, rifaranno il ponte tutto nuovo. Così si risparmiano i costi per le verifiche statiche. Con questo in mente, spero di uscire dal NJ il più velocemente e con meno ponti possibili sulla strada!
A trovare Bruce ci verremo un’altra volta e passando per qualche altra strada secondaria! 🙂

Poca strada, mezz’oretta, e ci fermiamo per colazione. Autogrill. Nove e rotti di mattina, cosa vuoi mangiare? Appena ho visto gli hot dog mi ci sono fiondato sopra. E mi son fatto una figura da scemo.
La macchinetta che cuoceva i wurstel, il pane e le salse erano lì, pronte per essere usate, percui io ed altri due ragazzi abbiamo pensato che fosse un “servitevi e poi pagate alla cassa”. Ci siamo fatti due di panini a testa, ed un nero, enorme, con una divisa da security, sbucato da chissá dove, ci ha prontamente cazziati perchè “non so da voi, ma in questo stato prima si paga e poi si mangia”. Ecco fatto, neanche un’ora e giá ci siamo fatti riconoscere. Vabè, poco male. Appena capito da dove venivamo siamo stati graziati. Italiani, li riconosci sempre!

La strada per Niagara Falls è lunga più di 600km, ed attraversa 3 stati. Non è che si sia visto chissá che cosa, però devo ammettere che alcune zone, specie quelle a vocazione agricola, sono davvero belle. Douglas ha lasciato l’autostrada per qualche km, in modo da farci vedere un pò la zona, spero che le foto siano quantomeno decenti. Paesi con case rigorosamente in legno, prati tagliati alla perfezione (pare ti obblighi la contea stessa a tenerli a posto) e nessun cancello o recinzione attorno alle case.
Per noi italiani, abituati a case modello Fort Knox con muraglioni e tutto il resto, è un paesaggio alieno. Ma molto bello, devo riconoscerlo.
Alcune cittá che abbiamo attraversato inoltre avevano per me un significato particolare.
Ad esempio Rochester, dove un amico ha vissuto per un pò di tempo (Sam, non ricordo quanto ci sei stato!!!) e Corning, sede dell’omonima ditta produttrice del Gorilla Glass, il vetro della serie di device Apple iQualchecosa, oppure Pocono e Watkins Glen … manco a dirlo sede di due autodromi, “The Tri-oval” e “The Glen”, su cui corrono sia la Nascar che la Indycar.

Qualche ora più tardi abbiamo raggiunto Buffalo e poi la frontiera con il Canada. Giá, perchè la notte avremmo fatto sosta a Niagara Falls, ma dal lato Canadese delle cascate (e della città). James, la guida, ha spiegato che i canadesi si sono presi questa parte delle cascate in virtù del fatto che hanno vinto una non ricordo quale guerra. Per questo hanno “arraffato” la parte migliore, ma ne parlerò in seguito.
Ora dovevamo passare la frontiera. Ennesimo, altissimo, ponte in ferro sul fiume Niagara (che io speravo non fosse nelle condizioni di quelli del Jersey) ed eccoci fermi in coda. Al pullman davanti al nostro hanno tirato fuori tutti i bagagli dalla stiva. Se capitava anche a noi, avremmo fatto notte. Invece mi hanno spiegato che quello era un pullman di linea, quindi, non sapendo chi c’era a bordo, lo controllavano da capo a piedi. Il nostro era turistico quindi i controlli più blandi. In effetti, oltre al controllo passaporti, niente di più.

Ed eccoci in Canada!
Di nuovo Douglas prende una strada secondaria per farci vedere subito le cascate. Uno spettacolo maestoso. Milioni di litri d’acqua che saltano giù, creando una nuvola di particelle alta un centinaio di metri! Dalle foto forse non si capisce un granchè vista la mia “abilità” di fotografo, ma sicuramente è uno spettacolo che merita vedere!
E capisco cosa intendevano dire quando parlavano della parte canadese delle cascate, più bella di quella americana. In effetti, le cascate “classiche”, quelle a ferro di cavallo (dette “Horseshoe Falls“) e le più fotografate in poster, cartoline e gadget, sono quelle canadesi.
La parte americana, a poche centinaia di metri, è molto meno scenografica. Sempre impressionante in termini di imponenza, ma meno suggestiva della Horseshoe. Ecco perchè quindi, i canadesi si sono presi questa parte quando vinsero la guerra, lasciando l’altra agli americani “perdenti”.

Sosta in albergo per riprendersi dal viaggio ed alle 8pm (in USA e Canada non esistono le 20, solo AM e PM) pronti per la cena sullo Skylon Tower, una guglia con ristorante panoramico sulle cascate a 80 metri di altezza.
Lo spettacolo merita sicuramente il prezzo, così come la cena. Buffet con qualsiasi cosa, dalle chele di granchio (occhio: non le chele impanate che troviamo da noi, erano chele intere di quelle che finora avevo visto solo in Deadliest Catch, Pesca Estrema, su Discovery Channel) ai noodles, insalate di ogni tipo, una specie di tagliata, ali di pollo fritte, verdure varie e dolci in quantitá. Il tutto a buffet, quindi potevamo prenderne un numero indefinito di volte. Favoloso! Dalla cima della torre poi si ha una vista sulle cascate che è, senza giri di parole, da cartolina!

Il bel gioco dura poco però … Dopo un’oretta e mezza siamo scesi (comunque qualcuno di mia conoscenza in un tempo simile li avrebbe rovinati, sbancando il buffet!) e tornati in albergo a dormire dato che il giorno dopo saremmo andati a Toronto per la visita della città.
Un ultimo giretto per la cittadina di Niagara Falls, una specie di luna park in scala cittadina che avremmo visto meglio la sera successiva, e poi in camera a dormire.

Lug 30, 2013